El Salvador
Dopo 3 bus e 10 ore di viaggio per le strade dissestate del Nicaragua, sono arrivato alla frontiera con El Salvador. Inizialmente durante le settimane di preparazione non avevo preso in conto realmente la possibilità di visitare questo piccolo paese dell’America Centrale.
Adesso non sapevo esattamente cosa mi spingeva a visitarlo eppure ne avvertivo la sua attrazione. Di questa terra sapevo solamente che era la più povera dell’America Centrale e, magari, inconsciamente, quel richiamo che sentivo forte era proprio legato alle informazioni di cui ero in possesso e alla voglia di constatare con i miei occhi come scorre concretamente la vita da queste parti.
Raggiunta la frontiera e sceso dall’ultimo bus nicaraguense, vengo letteralmente circondato da gente che vuole accompagnarmi agli uffici doganali proponendo di caricare me ed i miei zaini in una specie di bici-carriola, made by “artigianato locale”.
Ovviamente mi vendono il fatto che gli uffici sono distanti un paio di chilometri e con il carico ed il caldo sarebbe stato saggio approfittare dei loro servigi. Riesco a svincolarmi alzando un po’ la voce, a dire il vero, ma riesco a mantenere la calma , come sempre. Sono in viaggio dalle 4 del mattino, ora in cui sono partito da Leon … in quel momento anche i raggi solari erano nel mondo dei sogni.
Cerco un bagno e dopo via, decisione presa …quegli innumerevoli km di cui mi parlavano erano sono solamente 400 m, figuriamoci… vado a piedi portandomi dietro una scia di persone che, ancora sino al mio arrivo alla dogana, al di là del ponte, cercavano di offrirmi qualcosa pur di guadagnarsi la pagnotta.
Dopo i rituali amministrativi, durati circa un’ora, senza particolari motivazioni, entro infine in Salvador.
“Beh non è che sia cosi diverso dal Nicaragua” pensai istintivamente. Ovviamente nelle zone di frontiera non è che ci si possa aspettare un netto cambiamento (tra un paese l’altro). Stesse facce, stessi colori, stesse maniere di fare… stesso cibo venduto nelle bancarelle del mercato… cavolo… stessi bus.
Mi aspetta un altro bus fatiscente … ma ormai sono abituato: solite informazioni relativamente all’orario di partenza (risposte che alla fine sono sempre delle stime, visto che, da queste parti, il bus parte non appena si riempie) e alla durata del viaggio (ed anche li chiedo solo per mettermi a posto con la coscienza).
Compro qualcosa da sgranocchiare…via si parte dopo circa 40 minuti; è quasi l’una ... la mia destinazione è San Miguel.
La scelta di questa città (la seconda più grande dopo San Salvador) è puramente casuale. Di fatti la dritta viene dalla poliziotta di frontiera con la quale avevo simpatizzato durante l’oretta di attesa. Proprio la sera del mio arrivo a San Miguel si festeggia il Carnevale (sono un po’ sfasati da queste parti), pare sia la festa da non perdere e cosi… why not… cogliamo l’attimo
Il viaggio è un’avventura: ci ferma la polizia poi i militari e ad ogni posto di blocco è controllo di documenti e dei bagagli trasportati; si rompe il bus (nel vero senso della parola) … e per miracolo successivamente ne becco un altro con la stessa direzione… insomma si arriva dopo ore ed ore … ed è ormai sera.
Adesso sono stanco … cerco un hotel, ... caz.. i prezzi sono altissimi per via del Carnevale…
Il Feeling
Il Salvador è un paese che solamente da 10 anni vive una situazione che si può definire di normalità. Tralasciando il suo remoto passato, negli ultimi decenni anni questi paese è stato protagonista di in una cruenta guerra civile tra le fazioni di destra e quelle di sinistra.
Le immagini degli scontri, delle carneficine, delle rappresaglie sono vive nelle menti di tutti quanti; qualsiasi persona che si incontra ha un aneddoto da raccontare, un amico o un parente morto per la causa.
Nel ’92 si firmano gli accordi di pace con il riconoscimento da parte della destra (militare) e del mondo intero del Fruente come partito politico rappresentante della sinistra. Ma solamente nel 2002 le cose si rasserenarono davvero; finalmente giù fucili, pistole e bombe, gentilmente messe a disposizione negli anni dagli USA, dall’URSS… e dai vari paesi rispettivamente alleati …
Se a questa storia aggiungiamo gli eventi naturali, il cerchio è chiuso e si chiude nel peggiore dei modi. Uragani, eruzioni di vulcani, terremoto e altri disastri naturali non hanno dimenticato di render visita al Salvador. Un paese povero e impaurito.
Negli ultimi anni il Governo di destra ha messo in piedi la politica di “Mano Dura”…attenzione ben diversa dal nostro Mani pulite…
Le strade erano insicure, gli atti di violenza e di latrocinio si moltiplicavano a causa della povertà generalizzata, le banche venivano saccheggiate dalla polizia stessa … le armi continuavano a circolare con facilità.
Oggi è un paese vivibile, … di certo la presenza delle forze dell’ordine e dei militari è massiccia e visibile e questo garantisce una certa sicurezza.
Il salvadoregno è caratterialmente un gran lavoratore (contrariamente a quanto accade nei paesi limitrofi in cui una bella dose di pigrizia contribuisce non poco a non far sollevare la testa dalla povertà), abituato a soffrire, lottare e stringere i denti pur di arrivare a sbarcare il lunario.
Due osservazioni su tutte: 1) l’impressionante crescita demografica … oggi El Salvador è il paese più popolato dell’America Centrale, 2) la forte presenza, quasi smaniosa, di aiuti internazionali di diverso tipo soprattutto dal post terremoto del 2001. Sono presenti associazioni, ONG, organismi internazionali, volontariato religioso e laico, diversi Stati con progetti di ricostruzione. Questa recente corsa all’aiuto a tutti i costi si sta sempre più trasformando in assistenzialismo; tutto ciò comincia ad avere un impatto negativo nelle nuove generazioni che crescono nella pigrizia e nell’ozio consapevoli che prima o poi qualcuno darà una mano per tirar avanti
Se dal un lato oggi il Salvador sembra avere accantonato i momenti peggiori della sua storia per aprirsi ad un vivere migliore, dall’altro la strada sembra ancora lunga nella lotta contro la povertà, la malnutrizione, le malattie.
In Marzo 2009 ci saranno le nuove elezioni nazionali e la stampa di oggi parla di ben 40 gruppi organizzati che minacciano il normale procedere di tale tornata elettorale … chi vivrà vedrà …
Man mano che penetro nel paese e lo conosco, mi rendo conto di come la gente sia diversa. Cura maggiormente l’aspetto fisico-igienico, bada alla maniera di vestirsi… inoltre, con tutti i limiti legati alla disponibilità finanziaria, c’è una sorta di organizzazione del sistema… un esempio su tutti ? I bus funzionano… sono dei catorci, ma funzionano !!!!
Circolano in un sistema molto capillare che permette (sempre con tempi biblici ovviamente) i collegamenti con ogni zona del paese (qui è un po’ più semplice, il paese è grande quanto la Lombardia).
In breve c’è qualcosa di diverso, un’energia diversa. Tutto ciò mi rende felice perché è davvero piacevole vivere e le persone sono adorabili e rispettose.
La pace della montagna e la solitudine del mare
Richiamato da quanto letto ma soprattutto dal suo nome giungo in un paesino di montagna molto carino, Alegria. Questo piccolo villaggio è famoso per la sua vegetazione, per il suo artigianato e per la sua laguna verde formatasi negli anni nel cratere di un vulcano inattivo.
Non appena arrivato qui e dopo alcuni scambi con i suoi abitanti decido di trascorrervi un paio di giorni. Vivo in un ostello molto grazioso e pacifico. Forse, ogni tanto avrò una doccia con acqua calda.
Sono arrivato qui dopo lunghi tragitti in bus ed in me rimane vivo il ricordo di interminabili sobbalzi e sussulti che hanno accompagnato il cammino sino al Salvador. Hanno dato il ritmo incessante al mio viaggiare.
Quel viaggiare e quel ritmo lo sento fisicamente sulla colonna vertebrale, sulle spalle, sulla testa … ma ancora più nella mia mente come momento di riflessione. Quel viaggiare infatti è un vero viaggio nel viaggio; è un andirivieni di osservazioni esterne e riflessioni interne… di reale e pensiero … di mondo ed animo…
Mi guardo intorno, ruoto il capo ed osservo, ascolto… intuisco, “sento”; questo mondo mi parla, comunica con me …interagisce silenziosamente; è strano avvertirlo in questa maniera nonostante, in fondo, quasi mai mi rivolga volontariamente la parola. Eppure questa realtà mi esprime se stessa e mi trascina verso la profondità del pensiero.
In quei tragitti, su quei bus-mondo ogni sferzata che prendo sulle mie spalle è un colpo per tutti noi, si, quelli del mondo occidentale civilizzato. Quei bus ti dicono. “Ecco una buca per te, mondo dormiglione… eccone un’altra con uno sobbalzo ancora più forte, mondo indifferente e senza memoria…”… ed ancora: “Questo possiamo darti oggi, mondo occidentale…solo buche, sussulti, frustate, grida di dolore ed ingiustizia…e le vivi e le sentirai tramite il bus che è lo specchio del nostro vivere”
Sembrano dirmi questo i bus da queste parti… sembrano non voler smettere di gridarmelo ad ogni tragitto che percorro; a me, costantemente solo qui su, unico bianco occidentale… unico rappresentante del mondo progredito …
Nel corso dei tempi altri uomini come me, bianchi (greengos), hanno messo i piedi da queste parti per arricchirsi, per sfruttare… per dominare e sopraffare … ed oggi ?
Oggi per l’uomo bianco, rimangono le frustrate dei bus nel loro correre per queste false strade, rimangono gli sguardi dei bimbi accanto a me che mi scrutano come fossi un marziano; quegli sguardi, anch’essi, li sento come frustate sulla mia pelle, io, involontario rappresentante del benessere, …io sorridente uomo in salute ed forze seduto accanto a gente di 85 anni che ancora carica kg di legna con le ultime forze rimaste; io, con il mio livello culturale e la mia educazione, fotografo decine di bambini che non sanno neppure leggere e scrivere perchè al mattino c’è solo il tempo per andare a raccogliere il caffè nelle piantaggioni o per vendere cibo ed indumenti al mercato …
Viaggio, e viaggio …e viaggio per ore qui su… in questo mondo vagante travestito da bus … è un paradosso …vedere questi mezzi di trasporto di produzione occidentale strombazzare la loro povertà per le strade di questi paesi …sembrano accettare indifferenti questa scomoda realtà, proprio come i loro produttori; sparano musica per vendere del fumo, per far dimenticare ai suoi viaggiatori che questa sorte gli è toccata e che, gente del benessere, come me, è qui solamente per scattare delle foto e raccontare della povertà e dell’umiltà osservata…
Ecco arriva una buca … ed un’altra ed un’altra ancora … sussulti per l’umanità …riflessioni per il pianeta dell’oblio …lezioni da apprendere; perchè qui, da queste parti, nonostante tutto, su questi bus-mondo si tocca l’onestà delle gente, la loro solidarietà, il loro essere semplici e cordiali…
Non c’è rivalsa neppure contro l’uomo dell’occidente, nessun rancore per l’unico bianco che viaggia insieme a loro….ma solo curiosità…
“Cosa ti spinge a visitare il nostro paese…. Cosa ti motiva a conoscere la nostra povertà ? E che c’è di bello da visitare qui ?” cosi chiedono di bus in bus ...
Adesso dal finestrino sporco di questo ennesimo bus, guardo la strada che passa veloce sotto i miei occhi; penso e ripenso …
Tra un sussulto ed un altro, una frustrata ed una sferzata, mi immergo nel mio io:
Dopo l’Alegria è tempo de La Libertad, non poteva essere diversamente del resto….
Mi sposto cosi verso il mare, a sud del paese, alla ricerca dell’Oceano e del mare amico. Uno dei posti più noti, come località marina, è proprio la città di La Libertad, inutile scrivere della mia impazienza nel visitare un posto con tale nome, dopo essere stato ad Alegria.
Dopo il solito paio di bus da prendere, giungo infine alla Libertà. Vedo il mare … l’Oceano Pacifico che brilla davanti ai miei occhi. Mi si apre lo spirito e la mente respira dopo tanta montagna
Questa cittadina è colorata, viva, ma soprattutto caotica; sono colpito dal mercato, affollato di gente all’inverosimile (mai visto prima), si vedono le prime facce “bianche” e i primi greengos.
“Ah ah, dove eravate ? Bravi, la bella vita …”
In realtà qui, lato mare, c’è un turismo di surfisti un pò figli di papà che non ha la minima idea di cosa sia realmente il Salvador. Diciamo che hanno una visione volutamente distorta e superficiale di questo mondo.
In genere il loro viaggio a senso unico consta di: arrivo in aereo a San Salvador, 2 ore di pullman de luxe, spiaggia El Tunco o El Zonte, intera settimana a surfare durante il giorno, sbronza sistematica la sera, pullman de luxe per San Salvadore e via per gli USA o per il Canada.
Rispettabile, per carità, ognuno ha la sua maniera di viaggiare, per fortuna; nulla contro se non fosse per l’arroganza, la superiorità dei loro comportamenti nei confronti dei locali. Giorno e notte vanno in giro a petto nudo per mettere in mostra l’addominale scolpito ed il grosso pettorale sempre indurito dall’intera giornata di surf; non sono neppure in grado di dire correttamente “Hola, buenos dias” né tanto meno fanno un reale sforzo per cercare di dirlo correttamente…
Mi installo in un ostello sulla Playa El Tunco, arrivo giusto poco prima del tramonto. Deposito la roba in stanza e via di corsa verso il mare che è a 200 m dall’ostello.
Sono sdraiato sulla sabbia fine e nera di questa spiaggia che guarda il Pacifico; una leggera brezza accarezza il mio viso e gli ultimi raggi solari, mi trasmettono l’ultimo saluto tiepido di questa giornata.
Quella grossa palla arancione pian pianino si immerge nell’oceano per dare spazio alla prima attrice della notte, la luna che, paziente, è già dietro le quinte del palcoscenico; è uno spettacolo naturale che, da tempo immemore e per ogni giorno, si recita nel nostro pianeta.
Spesso nel nostro vivere frettoloso dimentichiamo di questi eventi che inspiegabilmente ci portano al silenzio, alla meditazione, alla riflessione. Alla vista di certi eventi naturali (quando troviamo il tempo di viverli), è come se l’uomo, che è parte della natura, non dimentichiamolo, si inchini automaticamente e si ipnotizzi davanti alla maestosità della Bellezza.
Aspetto che l’ultimo centimetro di sole mi dia il suo arrivederci, chiudo gli occhi, sono rilassato e mi godo la solitudine. Ho deciso di vivere questo posto da solo; di viverlo con me stesso… in queste ultime settimane ho incontrato decine di persone, altri viaggiatori come me… gente interessante con cui confrontarsi…qui, adesso, ho solo voglia di convivere con il mare…per ascoltarlo, sentirlo dentro… assaggiarlo e per farlo compagno della mia serena solitudine…
Il mare è magico in ogni luogo, è il trait d’union del mio vivere, è la connessione … con il mondo e con il mio mondo parallelo… il mare è universale, unico… che sia in Sicilia o in Australia o nelle Americhe
Il mare racchiude me, il mio cuore, il mio animo, la mia famiglia, i miei amici, i miei ricordi, le mie idee, i miei progetti; è passato, presente…è futuro … anche se l’avvenire lo sconosco..
Il mare è l’essenza… un tempo il mio animo viveva dentro una conchiglia caduta dall’infinito… il calore delle onde del mare hanno risvegliato quell’animo dormiente e gli hanno dato la vita…l’uomo è apparso sulla Terra
Le cascate dell’armonia
Dopo la pausa marittima, mi dirigo nuovamente verso la montagna in un posto che mi richiama fortemente, Tacuba.
Di Tacuba ho letto qualcosa ed è un’inspiegabile attrazione che mi conduce verso quel posto. Arrivo nel primo pomeriggio dopo un lungo e spettacolare viaggio lungo tutto il litorale pacifico.
Una volta dentro questo villaggio indigeno di origine Pipil (di influenze Maya) attraverso la via principale in mattonelle grigie accerchiata da piccole case in muratura tutte colorate. E’ piena di gente, di cibo e roba che si vende sui marciapiede; sono tutti bassi, scuri e dagli sguardi sbalorditi nel vedermi passare (saranno i capelli o la mia pelle ?).
Raggiungo l’Hostal de Mama y Papà nella parte alta di Tacuba. Entro ed è amore a prima vista: un patio con un giardino di aranci, piante di caffè e fiori, pareti colorate in arancione e blu decorate da decine di farfalle dipinte, camere-dormitorio in muratura e legno su nella parte bassa ed alta rispetto al giardino, e poi un mirador con i monti del Guatemala dal un lato e quelli del Parco del Imposible dall’altro (lo sento immediatamente come luogo per scrivere per ore in quel posto sperduto). Infine la famiglia (i proprietari) cosi tenera, cordiale, premurosa e disponibile …insomma senza nessun dubbio mi fermo in questo posto che sento mio sin dall’inizio.
Da queste parti la gente (i turisti) viene in visita per vivere la Natura, per fare le escursioni per i monti e per le cascate e rilassarsi immergendosi nei ritmi blandi di questo luogo. C’è un turismo diverso, di gente che ama scalare, fare trekking, gustarsi la Natura e la sua Bellezza in un contesto semplice, familiare e di cucina locale squisita.
I 2 giorni di soggiorno a Tacuba, cosi avevo pianificato inizialmente, sono diventati 4 settimane.
Oggi sono il jolly … guida nelle escursioni, traduttore-interprete (nell’interagire tra turisti, ostello e villaggio), gestore dell’ostello in assenza di Manolo (figlio dei proprietari nonché, notoriamente, una tra le migliori guide del paese), uomo marketing ed organizzatore di piccoli intrattenimenti in ostello, cuoco 2 volte alla settimana… e tanto altro…
Il comune denominatore del mio girovagare sinora è la Bellezza; la Bellezza della Natura ma anche il lato bello della gente. Quella della Natura è una Bellezza universale, che parla da se; è palese al solo aprire gli occhi al mattino. Non occorrono commenti …
Ma è sulla Bellezza della gente, dei miei incontri che mi soffermo a riflettere. Non ci sono distinzioni da fare ! Non ci sono categorie da creare, nazionalità da privilegiare o favoritismi da fare.
La bontà, il senso di solidarietà e l’umanità della gente locale, quella degli statunitensi, quella dei canadesi, quella degli europei e di tutte le persone incontrate in questo posto ci rendono semplicemente essere “umani” abitanti di questo globo; uniti dall’interesse per gli altri, dalla voglia di seguire il cuore, di servire indistintamente il prossimo senza preconcetti, senza pregiudizi …ma solo ascoltando il “feeling epidermico” che ci attrae l’uno all’altro.
Come dimenticare le visite mediche gratuite a domicilio per le montagne di Tacuba, a volte cosi strazianti, ma, allo stesso tempo, ricche di emozioni ed amore; come dimenticare il progetto di ricostruzione della scuola elementare che da iniziale spettatore esterno (traduttore per gli ingegneri statunitensi) mi ha rapidamente coinvolto sino a farmi entrare naturalmente nel cuore della gente grazie alla forza della semplicità e ad uno spassionato appoggio fisico e morale.
Come dimenticare gli sguardi commossi e felici di tutti quanti (gente proveniente da diverse parti del mondo) nel vedere la forza delle idee trasformarsi in concretezza (il lavori di ricostruzione realizzati dopo una settimana di lavoro da tutti quanti noi); come dimenticare le lacrime dell’infermiera della Croce Rossa alla sua partenza e le nostre lunghe discussioni sul vivere e sul mondo.
Come dimenticare i sorrisi e gli occhi dei bimbi (piccoli adulti lavoratori) con cui ho trascorso le mie serate. Come dimenticare il calore e l’affetto della gente nel vedermi sorridente “scorribandare” per le strade e per le montagne. Come dimenticare l’amore della famiglia dell’ostello, un figlio per loro.
Come dimenticare i salti nelle cascate, l’adrenalina che sale ed esplode per alcuni secondi nel volo verso l’acqua; come dimenticare il sole, onnipresente compagno di scalate a piedi ed in bicicletta…come dimenticare l’odore della foresta, della vegetazione e quello della Bellezza ….
Infine come dimenticare il valore della libertà, cosi fortemente ricercata, costruita e voluta da anni; la possibilità di decidere della propria giornata, di costruirla seguendo il proprio istinto … senza vincoli, regole, obblighi ma vissuta solamente con la forza del cuore e delle idee…
Come cancellare il valore di esser se stessi e sentirsi ... e sentirsi davvero vivo ?
Nessun commento:
Posta un commento