by Dario Lo Scalzo: giornalista, scrittore, videomaker, paroliere ... e tanto altro

Ha un background professionale nel mondo bancario, del microcredito e dell'organizzazione aziendale e da anni si occupa principalmente di Diritti Umani e Nonviolenza. Promotore e realizzatore di vari progetti umanitari in America Latina e Sudamerica. Ha scritto per Terranauta e per Il Cambiamento e ha anche collaborato con altre testate on-line (Girodivite) e cartacee (Left Avvenimenti, Il Clandestino con permesso di soggiorno). È video giornalista freelance per la Radiotelevisione svizzera (RSI).
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domenica 8 febbraio 2009

Honduras: la Repubblica delle banane

… arrivo in quest’altro paese dell’America Centrale e immediatamente mi immergo nella civiltà maya visitando la cittadina di Copan Ruinas, là dove è nata l’epoca splendente di una popolazione tanto affascinante quanto misteriosa.

Ben presto mi rendo conto che di quello splendore e della prosperità sono rimaste ben poca cosa. Oggi, ai miei occhi, l’Honduras è il paese più povero dell’America Centrale. Forse, in termini numerici ed economici, si divide il podio con il Guatemala ed il Nicaragua, ma, di certo, il suo “maquillage” è meno forte rispetto a quegli altri due paesi e cosi la manifestazione della sua povertà è molto più evidente.

Questo paese è davvero “ a se stante” ... è multi-culturo-razziale.

A differenza degli altri paesi visitati, la popolazione dell’Honduras è un mix i ladinos (mix tra spagnoli e indigeni), garifuna (neri emigrati provenienti tempo fa dalle isole caraibiche per lavorare nelle piantagioni di banane) e infine indigeni puri. In breve l’Honduras è un crocevia di razze e culture accomunate dal fatto di parlare uno spagnolo con un forte accento.

Un ulteriore differenza, più squisitamente di carattere storico e sociale, è legata al fatto che si tratti dell’unico paese dell’America Centrale in cui non ci sia stata una guerra civile o una rivoluzione a determinare o sancire l’ottenimento della “libertà”; mentre tutt’intorno (a pche migliaia di km) sono trascorsi tanti lustri caldi vissuti con il fervore della libertà, con il sogno di poter esprimere la propria voce.

Beh, per alcuni versi, sembrerebbe qualcosa di positivo e di estremamente eccezionale…

Investigando su questa “atipicitá”, si arriva rapidamente a capire (ed è una mia opinione) che dietro tutto cio’ ci sono due fattori essenziali che hanno segnato questo particolare cammino nella storia del paese: 1) l’eterna egemonia statunitense che ha limitato gli spazi e gli ”sfoghi” di identità, ma, soprattutto, probabilmente, 2) il carattere, diciamo, "accondiscendente" e "assecondatore", tipico di questo mix di popolazioni e razze.

A volte, questa gente mi ricorda i vinti verghiani, cosi rassegnati per generazioni al proprio destino; ebbene gli hondureñi hanno lasciato scorrere la storia e gli eventi cosi per come evolvevano…lasciandosi trasportare da un certo fatalismo o, se volete, perseguendo un approccio “wait and see” che sembra aver avuto la meglio sul mobilismo e l’azione in prima linea…o magari la diversitá razzialee culturale non ha creato,negli anni, lecondizioni per trovare un'identitá di vera libertá... probabile ...

Ritornando agli States… proprio qui in Honduras il buon Reagan & CO hanno finanziato, addestrato e organizzato le milizie del dittatore Somoza (la “contra revolucion”) per destabilizzare e cancellare il movimento popolare rivoluzionario che aveva portato la libertà in Nicaragua.

In Honduras inoltre gli USA sono, da tempo immemore, presenti con basi militari al fine controllare e “vigilare” sull’America Centrale e Cuba…. non si mai…

Ad ogni modo la storia non si cambia e, qualsiasi siano le ragioni di questa atipicità dell’Honduras, il dato di fatto è che questo paese, un po come una bandiera ai quattro venti, ha dapprima trovato la sua indipendenza dalla Spagna nel 1821 grazie alla sua integrazione all’Impero Messicano (all’epoca costituito da Messico, Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e per l’appunto Honduras) e successivamente è diventato Repubblica nel 1838 per gentile concessione ed autorizzazione della Repubblica Federale dell’America Centrale.

Ed oggi ? Cosa è l’Honduras in realtà ?

E’ un paese che ha 2/3 della sua popolazione ai livelli di povertà (il 45% vive in estrema povertà); un paese in cui lo stipendio minimo giornaliero è di 3,15 $, in cui il 28% della gente è disoccupata, il 2% vive con HIV/AIDS… in cui 700,000 sono clandestini all’estero (principalmente negli USA)in cui il tasso di analfabetizzazione è elevatissimo…ed infine un paese tra i più indebitati al mondo (circa 6 miliardi di $ di indebitamento con altri paesi).

Cos’altro ?

7 bambini su 10 non hanno mai utilizzato il WC (idem in Guatemala) per fare pipi e popo; il livello di violenza e criminalità è in continua crescita, qui i sono le più alte % di tassi di omicidi del pianeta.

Per fortuna, in un certo senso, la Bellezza naturale dell’Honduras compensa gli aspetti negativi appena citati…ed è forse per quello che è un paese che si ama …e che bisognerebbe conoscere meglio:

Uno, due, tre, quattro, cinque… ecco il sesto…sono stupito…mi sento all’interno di una fiaba …di quelle che si raccontano ai bimbi prima di andare a letto…

Sono tutti colorati, li davanti a me e non hanno neppure paura…sono dei tucani… sembrano dipinti e mi accolgono al mio arrivo al lago Yojoa… e poi i quetzals con le loro ali blu fosforescente….ed i colibri ...

… il mio capo non trova pace... gira a 360 gradi nell’arco di pochi secondi…sono sbalordito, stupito...stordito da tale Bellezza… e poi il lago a fare da specchio a tuttoquello che lo cinrconda ...per far splendere ancora di piu tale Natura che mi lascia stupefatto

…dal lago un rumore di acqua… un respiro affannoso…ahi un coccodrillo…si allontana, probabilmente infastidito dal mio curiosare infantile.

Volano degli uccelli variopinti di cui non conosco neppure il nome … dei picchi carpintero come martelli inesauribili stanno a ridosso della finestra della mia “cabana” con vista sul lago…

Si, credo sia una favola !

Tra i banani degli uccelli giallo-neri si inseguono senza sosta … sprofondo nel tepore scrutando le montagne al di sopra dall’orizzonte del lago. Arriva il tramonto; la luce della flora e della fauna è accompagnata dai raggi solari, tiepidi, lenti…che accarezzano soavemente… sono solo…nel silenzio della Natura…

Qui, per fortuna è ancora selvaggia…e non paga ancora il prezzo della civiltà, del lucro e dell’interesse dell’uomo distruttore…a pochi km da qui sono pronto a scoprire le enormi cascate e le lagune...

No, signori…. Non è il paradiso… No, signori…non sono sotto effetto di droghe allucinogene … questo è l’Honduras…nelle regioni del nord-ovest…ricco in riserve naturali e parchi nei quali gli animali (mammiferi, rettili, anfibi, uccelli, squali balena, ecc.) hanno tuttora il diritto alla libertà nel proprio ambiente…

…e le spiagge caraibiche, e le barriere colline, e le piantagioni di caffè e banani …No, signori…non è un sogno, ma la realtà di questo paese…che non si puo dimenticare…che entra nel cuore nonostante la vita scorra tra contraddizioni, ingiustizie accecanti…indifferenze…

…poi mi chiedo se, forse, non sia meglio lasciare le cose per come stanno per evitare che l’ingordigia del mondo balordo “azzanni” anche questa fetta di paradiso “terrestre” (in Terra).

Malgrado cio, solo un milione di turisti visita annualmente l’Honduras. Pochini, no ? Probabilmente città come Roma e Parigi ricevono lo stesso numero di visitatori in soli 2-3 mesi.

La scarsa presenza di turisti è visibile …è quasi epidemica. E’ evidente anche nelle reazioni della gente quando interagisco con essa.

Cammino e viaggio da giorni in questa terra…ed ho sempre gli occhi di qualcuno ad osservarmi (saranno i miei capelli lunghi e riccioluti ? Non credo)

L’unico uomo bianco …sui bus catorcio che mi portano in giro… unico uomo bianco nei villaggi indigeni, unico uomo bianco a correre per le spiagge caraibiche… unico uomo bianco a discutere per i mercati e per le piazze… uomo bianco ad aprirsi alla conoscenza vincendo ogni diffidenza e paura…

Questo paese mi fa crescere e mi fa vivere qualcosa di raro e sconosciuto sinora: una sorta di discriminazione all’inverso (nei miei confronti). Questo popolo mi scruta, si chiude nel vedermi…inizialmente è scontroso …occorre lavorarlo ai fianchi per ricevere apertura…

“Che ci fa questo qui ?” hanno l’aria di pensare tutti quanti incrociandomi…

“Come è possibile che un bianco parli la nostra lingua ?” si chiedono sconcertati (ma anche apprezzando successivamente) …
E’ una sorta di chiusura a tempo che, per quel tempo, mi fa vivere (in modo leggero ovviamente) il senso di disagio, di emarginazione e di isolamento che, immagino vissero (e vivono) le persone di colore…o, per non andare tanto indietro nei tempi, gli extracomunitari di oggi…

A tratti mi sento una scheggia impazzita di questo sistema… sento la gente prendere le distanze…e a questo non sono abituato…Per carità, con questo non voglio assolutamente dire di vivere momenti di razzismo o di intolleranza (ben lungi) ne tanto meno intendo dire di essere maltrattato o umiliato (ben ben lungi), ma è una sensazione diversa che mi fa riflettere e crescere…quasi una volontà del destino (o una scelta del mio viaggio) di farmi assaporare questa “estraneità” che non conoscevo ed di farmi vivere questa esperienza di temporanea emarginazione legata al colore della mia pelle e all'origine della mia cultura ...

In questo contesto, c’è un importante fattore che fa la differenza e che mi fa inevitabilmente eterno vincente ... e cioè che resto pur sempre un uomo bianco ed in quanto tale, per definizione, sono fonte di ricchezza, di denaro, sono il potere, spesso la fortuna di queste genti ….

Di fatti, prima o poi, la gente deve aprirsi perché l’uomo bianco (los turistas) permettono di guadagnarsi la pagnotta da portare a casa la sera…
... il dilemma è dunque risolto…d’improvviso l’apertura “forzosa” …. Le porte si aprono timidamente al “gringo” (tutti i bianchi lo so)…poi gradualmente è confidenza, rassicurazione ed infine sorriso ed apprezzamento...

Questo è un percorso che non è uguale, ahimé, per i veri discriminati del mondo …che patiscono ben altro ...in confronto alle miei stati d'animo temporali ...

Nota lieta ? Quella legata al comportamento dei bimbi, che, ovunque si vada rappresentano sempre l’ingenuità, la purezza…al di là di ogni problematica…

Infatti i bimbi vedendomi, incontrandomi per le strade….si aprono senza esitazioni (ovviamente anche loro dopo avermi ben radiografato inizialmente)…mettendo in imbarazzo gli adulti … I bimbi con la loro curiosità, la loro pura umanità !

Si avvicinano con il sorriso (spesso senza denti) e mi chiedono se sono il “rey escorpion” o “il “rey leon” (questo si, sarà legato al capello folto) o “Carlitos" (un famoso lottatore locale) o, a volte, Messi…..

… basta rispondere con il linguaggio (in codice) universale del sorriso e cosi …si da il via ai giochi (sempre interminabili) e alla fine ti ritrovi con 2-3 di quei bimbi aggrappati ad ambo le braccia … altro che pesi in palestra…

Altrimenti li vedi giocare a pallone in un fantomatico campo da calcio in cui le porte sono i tronchi di pino selvatico:da un'estremitá sono infilzati nella terra e dall'altra, quella superiore, sono volutamente di forma biforcuta (a V per intenderci) in modo da potervi appoggiare la traversa, rigorosamente in bamboo giallo…
... vi lascio immaginare cosa possa succedere quando si becca la traversa con un bel tiro-sciabolata….con un pallone di cuoio ricucito una cinquantina di volte…

Il gioco, il pallone….occasione di aggregazione sociale, culturale ed anche razziale…

Honduras Honduras … Repubblica delle banane … paese di Dole e Ciquita …. paese di pochi stra-ricchi…. e di masse di poveri ...

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